Autrice: Alessia Guarnaccia

Il 31 ottobre 2008 Satoshi Nakamoto (identità singola o forse collettiva, ancora ad oggi ignota) annunciò, su una mailing list dedicata alla crittografia, di aver elaborato un white paper dal titolo: “Bitcoin: A Peer-to-Peer Electronic Cash System” che descriveva il protocollo per «un nuovo sistema di moneta elettronica, totalmente peer-to-peer» che non comportava la necessità di intermediari (terza parte) di fiducia (come banche e istituzioni finanziarie) per la validazione delle transazioni.

Nell’elenco delle fonti, menzionate nel documento, l’autore cita alcuni riferimenti che hanno influenzato la soluzione di protocollo da lui proposta. La “b-money” di Wei Dai (1998), l’Hashcash di Adam Back (1997), gli studi e soluzioni (come l’hashing crittografico) di Ralph C. Merkle (1979), le ricerche sulle applicazioni della teoria della probabilità (W. Feller – 1957) e sulle marcature temporali digitali (S. Haber, W. S. Stornetta et al. – 1991) sono una parte della vasta letteratura di settore che ha condizionato il white paper di Bitcoin, così come anche evidenziato, successivamente, da alcuni approfondimenti di accademici (A. Narayanan e J.ClarkBitcoin’s Academic Pedigree”).

Il protocollo di Bitcoin si inserisce dunque in un solco di ricerche, sperimentazioni, tecnologie e visioni con una importante tradizione.

Creare una rappresentazione digitale del denaro tramite la crittografia è ad esempio un concetto fondante dell’ideologia del movimento cosiddetto cypherpunk che si formò verso la fine degli anni ‘80 e inizio anni ‘90 del secolo scorso e che ebbe tra i suoi ispiratori il crittografo David Chaum con i suoi studi su argomenti come “il denaro digitale anonimo e i sistemi di reputazione pseudonimizzati”, il quale poi fondò nel 1989 DigiCash Inc una società che implementava una “forma di pagamento elettronico anticipato…utilizzando specifiche chiavi crittografate”. (“Blind Signatures for Untraceable Payments”, D. Chaum – 1982; “Security without Identification: Transaction Systems to Make Big Brother Obsolete“, D. Chaum – 1985 et al. – LINK).

E’ opinione condivisa che la creatività dell’autore di Bitcoin si sia espressa in modo straordinario soprattutto nell’organizzare e mettere a sistema diversi progetti, tecnologie, metodologie anche note, così da creare un sistema completo, implementabile e funzionante.

Dal 2008 ad oggi il mondo di bitcoin e delle criptovalute in generale, si è evoluto in modo portentoso, arrivando a contare migliaia di tipologie di criptomonete (LINK), attraversando fasi anche di enorme fluttuazione di valore, come il cosiddetto “crypto winter”, con il correlato crollo in termini di capitalizzazione di mercato (2018 – LINK), ma comunque dimostrando nei fatti la carica rivoluzionaria di cui è portatore.

Nel corso del tempo grande attenzione si è concentrata, oltre che su Bitcoin, sulla sottostante tecnologia, denominata Blockchain, inclusa nella categoria più generale della Distribuited Ledger Technology (DLT). I DLT sono definiti come “sistemi basati su un registro distribuito…in cui tutti i nodi di una rete possiedono la medesima copia di un database…e in cui le modifiche al registro vengono regolate tramite algoritmi di consenso”. Per assicurare sicurezza e immutabilità del registro, questi sistemi “fanno anche un ampio utilizzo della crittografia”. Con riferimento alla tipologia di rete, i DLT sono distinti in permissioned “reti in cui per accedere bisogna registrarsi e identificarsi e quindi essere autorizzati da un ente centrale o dalla rete stessa” e permissionless “reti in cui chiunque può accedere senza autorizzazione”. In questi ultimi, i meccanismi di consenso per le modifiche al registro sono complessi (incentrati ad esempio su protocolli come Proof of Work o Proof of Stake) “per evitare che un soggetto malevolo possa creare numerose identità fittizie e influenzare il processo di modifica”. Nelle soluzioni dette Blockchain, in particolare, il registro distribuito “è strutturato come una catena di blocchi contenenti transazioni e tra di loro concatenati tramite crittografia”. I sistemi Blockchain permettono di eseguire trasferimenti (o più in generale transazioni) che “possono essere semplici o più evoluti in base al livello di programmabilità consentito dalla piattaforma”; per esempio, la piattaforma Ethereum (grazie ad un proprio linguaggio di programmazione “Turing-complete”), contempla la gestione di smart contract che “abilitano trasferimenti arbitrariamente complessi”. Una proprietà considerata poi fondamentale nelle soluzioni Blockchain è rappresentata dall’esistenza di un “asset univoco da trasferire (che può essere una criptovaluta o un token)”, asset “nativamente digitale oppure fisico con un corrispettivo digitale” (LINK).

I token, in particolare, sono definiti come “informazioni digitali registrate su un registro distribuito e rappresentative di una qualche forma di diritto: la proprietà di un asset, l’accesso a un servizio, la ricezione di un pagamento, e così via”; da cui la cosiddetta “possibilità di “tokenizzare” asset, prodotti e servizi”. Ci si riferisce anche ad asset (o parti di essi) come i titoli azionari, oppure un’opera d’arte o anche una proprietà immobiliare.

Distinti in due macro-categorie: fungible token e non-fungible token (NFT), a seconda che si riferiscano, rispettivamente, a beni “fungibili” (“i beni intercambiabili di cui conta il valore assegnato piuttosto che l’oggetto individuale”) o a beni “non fungibili”. Sono considerati fungible token ad esempio: “le stablecoin; le Central Bank Digital Currency (CBDC); le branded currency per tokenizzare il valore aziendale; i reputation token nella sharing economy”. I “non-fungible token”, invece, “rappresentano qualcosa di unico;…non sono quindi reciprocamente intercambiabili”; vengono indicati come utilizzati per progetti di gestione di identità digitale; di tracciabilità e automazione di processi di supply chain; di voto elettronico; in applicazioni connesse alla CryptoArt; per rappresentare oggetti da collezione (es. CryptoKitties) ed altro.

Gli analisti di settore evidenziano come aziende, ma anche governi e pubbliche amministrazioni, stiano esplorando l’uso di tecnologie Blockchain e Distributed Ledger in molteplici settori e contesti con obiettivi che vanno dallo “scambio di valore” alla “realizzazione di processi affidabili”, dalla “verificabilità dei dati” al “coordinamento” degli stessi (LINK).

Il settore più avanzato nelle sperimentazioni è giudicato essere quello finanziario (la cosiddetta DeFi – “Decentralized Finance” – fa appunto riferimento a un insieme di applicazioni – Dapp Decentralized App – che “sfruttano le piattaforme Blockchain permissionless, in particolare Ethereum, per la creazione di nuovi prodotti e servizi finanziari”). A questo settore si è poi aggiunto quello assicurativo (con progetti per esempio su pagamenti automatici di rimborsi in caso di ritardo degli aerei), agroalimentare (specie con progetti di tracciamento di filiera), i settori della logistica e delle utilities (quest’ultimo con “progetti orientati agli scambi di energia peer-to-peer e all’efficientamento del trading di energia”).

Le caratteristiche intrinseche della Blockchain (come la decentralizzazione e “immutabilità” del registro, la tracciabilità, la disintermediazione, la trasparenza, la verificabilità) unitamente alla possibilità che questa tecnologia ha di poter trasferire valore in un contesto di consenso “senza che vi siano relazioni di fiducia pregresse”, consente di immaginare il potenziale sviluppo di modelli (di business e non solo) radicalmente innovativi.

In questa prospettiva risulta particolarmente sfidante la ricerca delle soluzioni a quegli aspetti che sono rilevati come limiti correlati al crescere della diffusione di questa rete, come, ad esempio, il consumo elevato di energia per la validazione nel mining, il rischio di centralizzazione dei computer dedicati a questa attività, oppure la frequenza delle transazioni, giudicata ancora bassa.

Bitcoin, Blockchain e tutto l’”universocorrelato, sono considerati tecnologie abilitanti del cosiddetto Internet of Value (IoV) un “Internet in cui il valore viene trasferito in modo facile, economico e affidabile come ora vengono trasferiti i dati ”.

Nell’originaria visione cypherpunk grande rilevanza era data al tema della privacy e della urgenza di puntare su crittografia e sistemi decentralizzati per lo scambio di valore e informazioni, così da attivare nuovi modelli di relazioni economiche e sociali.

La rapida evoluzione che ha contraddistinto finora queste tecnologie, sarà probabilmente un traino che condurrà l’implementazione di scenari di sviluppo radicalmente innovativi, i cui principi guida resteranno comunque una scelta collettiva.

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