Autore: Roberto Crosignani

Un team di studio dell’University College di Londra potrebbe aver dimostrato una teoria lunga decenni su come funziona il sistema GPS del cervello.

L’esperimento è stato condotto monitorando un topo mentre corre sulla ruota nella gabbietta. La sua testa è stata tenuta comodamente ferma da un supporto. Una “finestra” di vetro trasparente ha sostituito un pezzo del suo cranio. Poco sopra sono state apposte una lente del microscopio e doppi laser.

Il tutto è stato inserito in una grande cupola video, quasi incapsulando il suo minuscolo corpo interamente all’interno della configurazione della realtà virtuale.

Mentre il topo correva, scrutando l’ambiente circostante virtuale, gli scienziati hanno monitorato i suoi neuroni GPS, coinvolti nella navigazione.

Con i laser, il team è stato in grado di hackerare il sistema GPS del cervello del topo “trasportandolo mentalmente” in una posizione virtuale diversa.

I colpi laser al cervello hanno fatto pensare al topo di aver già raggiunto una meta quando nella realtà era ancora lontano.

Questa configurazione di “controllo mentale” è sufficiente per entrare nella storia delle neurotecnologie.

Il fatto più strabiliante è che potrebbe aver finalmente dimostrato una teoria vincitrice del Premio Nobel su come il nostro cervello collega ricordi specifici a dove si sono verificati nello spazio, reale o virtuale.

Potremo finalmente sapere come è codificato nel cervello.
Lo studio è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista Cell.

“Questo studio segna un punto di svolta in quanto mostra che possiamo utilizzare la lettura ottica e la scrittura di attività in neuroni specifici per manipolare i ricordi, permettendoci di comprendere e potenzialmente migliorare come l’attività dei circuiti neurali ci aiuti a prendere decisioni”, ha affermato Dr. Michael Hausser, senior author, presso l’University College London (UCL).


Luoghi e spazi

Sapere dove ti trovi nello spazio è essenziale per la vita. Dove hai parcheggiato la macchina? Dov’è casa tua? Dov’è quel caffè che ti è piaciuto di nuovo?

Per quanto semplici possano sembrare alcune di queste domande, i ricordi spaziali sono tra i primi a disintegrarsi in disturbi come l’Alzheimer. Mostrano anche quanto lo spazio sia strettamente legato alla memoria, in quanto in qualche modo il nostro cervello tende a “fissare” ricordi specifici a un luogo particolare.

Soprannominate “il sistema GPS del cervello“, le cellule luogo sono uno strano gruppo sparso nell’ippocampo. Le cellule del luogo sembrano mappare il mondo che ci circonda mentre impariamo a navigarlo e contribuiscono a formare una “mappa cognitiva” nel nostro cervello.
Queste mappe astratte del cervello possono quindi guidarci verso il nostro obiettivo: l’ufficio postale per lasciare la posta o la birreria all’aperto per un aperitivo del venerdì.

Eppure una domanda ha lasciato perplessi gli scienziati: dato che le cellule luogo vivono tra i circuiti neurali che codificano la memoria, come interagiscono i due? Le celle di luogo sono semplicemente un atlante statico che teniamo in mente? O formano una sorta di Google Maps adattabile che ci consente di etichettare, contrassegnare e inserire un segnaposto in qualsiasi luogo, indicando i nostri ricordi?