Siamo entrati nell’era dell’Internet of Things (IoT): miliardi di device connessi per una quantità inimmaginabile di data, di Big Data.

Secondo alcune stime, i dati generati saranno addirittura più di 160 ZB nel 2025 (Agcom, Agcm, Garante privacy 2020).

Come Alvin Toffler non si stancava mai di (far) notare, il futuro corre veloce e il suo impatto con il presente produce spesso shock (Toffler, 1970), come quello prodotto dall’IoT agli occhi delle persone comuni, che probabilmente lo percepiscono in gran parte ancora con caratteri futuristici e fantascientifici.

Eppure siamo solo all’inizio, secondo i futurologi, che intravedono un futuro, appunto, in cui non solo i device, per come li conosciamo ora, saranno connessi all’IoT.

Attraverso un sempre più stretto connubio fra uomo e macchina e una implementazione continua nel campo della Brain to Computer Interface (BCI), saranno le nostre menti a essere connesse in un Internet of Everything fino alla creazione di un Internet of Minds (Lomovasky 2018) o, meglio, di un Global Brain (Phister 2012; Weinbaum 2012).

Rete e network planetario di menti e di coscienze interconnesse, il concetto di Global Brain ha suscitato interesse e ispirato teorie dai tempi almeno della nascita del World Wide Web ad opera di Tim Berners-Lee – ma già anche precedentemente era stato oggetto di attenzione e trattazione (Russel 1983; Berners-Lee T.J., Cailliau R. 1992).

De facto, fu Peter Russel il primo a parlare, nell’ormai lontano 1983, di «Global Brain» (Russel 1983).

In realtà, le radici teoriche di questa interconnessione fra menti si possono rinvenire in epoca contemporanea.

Ad esempio, il domenicano padre Dominique Dubarle, sul quotidiano «Le Monde», parlò esplicitamente di «machine à gouverner», mentre recensiva On Cybernetics (1948) di Norbert Wiener, padre della cibernetica, appunto.

O, per proseguire, come non citare Vladimir Ivanovič Vernadskij, geochimico e mineralogista russo, e Pierre Teilhard de Chardin, gesuita, filosofo e paleontologo francese?

Il primo coniò il termine «noosfera» – intesa quale “sfera del pensiero umano”, terza fase dello sviluppo della Terra, dopo geosfera e biosfera -; il secondo la interpretò come un agglomerato di coscienze collettive dovuto all’interconnessione delle menti umane (Vernadskij 1945; Vernadskij 1993; Teilhard de Chardin 1973).

Se in passato un Global Brain poteva essere teorizzato da poche menti illuminate e visionarie, oggi appare alla portata realizzatrice della tecnologia e della conoscenza umana.

Elon Musk non ha forse fondato Neuralink con lo scopo di connettere la macchina al cervello umano, rivoluzionando così la BCI, di cui sopra – ottenendo fino ad ora risultati alquanto sbalorditivi?

Il mind uploading, infatti, non a caso, potrebbe essere un primo, vero step verso quella forma di immortalità o semiimmortalità teorizzata da vari futurist e transumanisti nel mondo: fare upload del cervello e del suo connettoma (la mappa delle sue connessioni neuronali) sul cloud permetterebbe di svincolare l’uomo dai suoi limiti e vincoli biologici.

E connettendo fra loro tutte le menti si avrebbe a disposizione una quantità di conoscenza e informazione incredibilmente superiore alla attuale, creando una superintelligenza, frutto della fusione bio-digitale (Bostrom, 2018)

Con il Global Brain, l’umanità assumerebbe nuove cyber vestigia che le permetterebbero di fare il salto di qualità, concretizzando la colonizzazione spaziale (altro pallino di Musk) e la trasformazione in una sua versione 2.0, poi 3.0, etc.

Ovvero un ulteriore gradino nella scala della cibernetica evoluzionista, una «metasystem transition», così come lo descriveva Valentin Turchin già nel 1970 (Turchin 1977; Smith, Szathmáry, 1995).

D’altronde, in un celebre passaggio di Mind and Nature (1979), il poliedrico Gregory Bateson, cibernetico, antropologo, linguista e altro ancora, così scriveva, interrogandosi:

«Quale struttura connette il granchio con l’aragosta, l’orchidea con la primula e tutti e quattro con me? E me con voi? E tutti e sei noi con l’ameba da una parte e con lo schizofrenico dall’altra?» (Bateson, 1984)

A breve forse avremo la risposta.

References

Agcom, Agcm, Garante della privacy (2020), Indagine conoscitiva sui big data, Agcm, 10

febbraio 2020, https://www.agcm.it/dotcmsdoc/allegati-news/IC_Big%20data_imp.pdf

Baars B.J.(2005), Global workspace theory of consciousness: toward a cognitive neuroscience of human experience. Progress in brain research, 150, 45–53.

Bateson G. (1984), Mente e natura, un’unità necessaria, Milano, Adelphi

Berners-Lee T.J., Cailliau R., Groff J.-F., Pollermann B. (1992), World-Wide Web: The Information Universe, Electronic Networking: Research, Applications and Policy 2(1), pp. 52-58.

Bostrom N. (2018), Superintelligenza. Tendenze, pericoli, strategie, Torino: Bollati Boringhieri.

Dubarle, P. (1948), Une nouvelle science: la cybernétique. Vers la machine à gouverner?, Le Monde, 28 décembre 1948, http://www.nanomonde.org/IMG/pdf/Dubarle_1948.pdf.

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Heylighen F., Bollen J., The World-Wide Web as a Super-Brain: from metaphor to model, in Trappl R. (ed.) Cybernetics and Systems’ 96, Austrian Society For Cybernetics: proceedings of the Thirteenth European Meeting on Cybernetics and Systems Research, Vienna: Austria.

Lomovasky I. C. (2018), The Internet Of Minds (IOM). An Essay: The Future Implications of Brain Computer Interface.

Mayer-Kress G. Barczys, C. (1995). The global brain as an emergent structure from the Worldwide Computing Network, and its implications for modeling. The Information Society, 11(1), pp. 1-27.

Phiuster P. W. (2010), Cyberspace: The Ultimate Complex Adaptive System, The International C2 Journal, 4(2), pp. 1-30

Russell, P. (1983). The Global Brain. Speculations on the evolutionary leap to planetary consciousness. Los Angeles: JP Tarcher.

Smith J.M., Szathmáry E. (1995), The Major Transitions in Evolution, Oxford: Oxford University Press.

Teilhard de Chardin P. (1973), Il fenomeno umano, Milano: Il Saggiatore.

Turchin V. (1977), The Phenomenon of Science, New York: Columbia University Press

Vernadskij V.. (1945), The biosphere and the Noösphere, American Scientist, 33(1), pp. 1-12. https://monoskop.org/images/5/59/Vernadsky_WI_1945_The_Biosphere_and_the_Noosphere.pdf

Vernadskij V. (1999), La biosfera e la noosfera, Palermo: Sellerio.

Wiener N. (1948),  Cybernetics. Or Control and Communication in the Animal and the Machine, Cambridge, Mass.: MIT Press.